Forse oggi è tornato quel drammatico momento in cui i Popoli debbono chiedersi se salvare la vita in cambio della libertà (o di parti fondamentali di essa), oppure morire (o altamente rischiare di morire) ma non rinunciare alla libertà.In questi giorni di diffusione del coronavirus e delle conseguenti ecatombe e rovina delle attività umane, sono state adottate in Italia misure restrittive delle libertà fondamentali, che erano state conquistate in secoli di “Guerra e Pace”.A seguito del travolgente evolversi del contagio, il Governo ha fatto scattare un’attività che, in poche ore e con strumenti impropri (gli “agili” DPCM, che non passano di mano né del Presidente della Repubblica, né del Parlamento) ha di fatto sospeso ogni garanzia costituzionale, determinando la riduzione ai minimi termini dell’attività del Parlamento, il silenzio delle opposizioni, l’omologazione della Stampa, la chiusura delle Aule di Giustizia, financo l’interruzione delle cerimonie e dei riti religiosi. Inoltre, tutte le attività pubbliche e private che il Governo (redivivo Comitato di Salute Pubblica) ha considerato “non essenziali” sono state interrotte e chiuse.Senza procedure costituzionalmente corrette (articolo 77 della Costituzione), senza adeguate e tempestive informazioni, senza appelli alla ragione, senza stimoli al convincimento, trattando tutti da incapaci, sono stati travolti gli articoli 2 (diritti inviolabili dell’Uomo), 13 (inviolabilità della libertà personale), 16 (libertà di circolazione e soggiorno in qualsiasi parte del Territorio nazionale), 17 (libertà di riunione), 21 (libertà di manifestazione del pensiero), emanando una serie di disposizioni minute e pedantesche, apparentemente di scarsa importanza, ma di rilievo in quanto riguardanti l’individuo.Nel breve tempo si sono succeduti, prescrizioni, imposizioni, ordini e comandi, sempre più restrittivi della libertà personale, sempre più coercitivi, ma sempre meno ragionevoli, condivisibili ed utili ad arginare il contagio. Si tratta di un’attività crescentemente repressiva (con minacce sanzionatorie degne di miglior causa) destinata a costringere (non a convincere) la Popolazione agli “arresti domiciliari”. In questa corsa alla “carcerazione” si sono evidenziati altri soggetti, oltre quelli governativi, ritagliandosi degli spazi di potere utili per rendere sempre più corta la catena.In particolare, è stata presa di mira la “ricreazione” individuale all’aperto ostacolandola (nonostante le contrarie indicazione dell’OMS) confinandola in pochi metri dalla propria abitazione e, al fine di evitare “simulazioni”, è stato variamente disposto che gli approvvigionamenti di generi alimentari avvenissero presso lo spaccio più vicino all’abitazione individuale e che nei supermercati non fosse possibile acquistare merce diversa agli alimentari e addirittura che l’entrata in un luogo di culto fosse consentita solo se effettuata durante il più breve percorso per i suddetti approvvigionamenti alimentari.A ciò si aggiunga l’uso dei droni, di cui alcuni sindaci (fra l’altro, di Comuni scarsamente colpiti dall’epidemia) hanno subito fatto uso invadendo cortili, terrazzi e altri spazi privati. Che dire, poi, dell’invito alla delazione che il Comune di Roma ha organizzato istituendo un apposito link nel suo sito istituzionale.C’è, poi, l’omologazione dell’informazione. Le maggiori reti televisive diffondono messaggi unisonanti, dallo “state a casa” alle lodi ampollose e sperticate quanto tardive (da molti non accettate) alla classe medica, paramedica e ausiliaria. Omologazione solo contrastata dalle emittenti che viaggiano su internet, dove invece si parla liberamente, di tutto e di più, bene e anche male, notizie vere e notizie false che debbono restare affidate al libero discernimento degli utenti, i quali vanno informati e non bendati. In questo coacervo s’inseriscono i concetti che definiamo pericolosi (o di pericolosa applicazione) espressi dal sottosegretario all’editoria, Andrea Martella: “per avere notizie vere e bussole precise bisogna rivolgersi ai professionisti dell’informazione” e poi continua: “”Il Coronavirus cambia e cambierà il mondo. E deve spingere a scrivere la parola fine all’epoca del ‘tutti sanno fare tutto’. Se per curarsi bisogna rivolgersi ai medici, per avere notizie vere e bussole precise bisogna rivolgersi ai professionisti dell’informazione …”. Una fonte unica, quindi.Una fonte unica che è già operativa, solo se si riflette su come viene azzittita qualsiasi voce che chieda di approfondire l’origine del virus, che vada al di là del pipistrello di Wuhan. Deve far riflettere la reazione a ipotesi nient’affatto fantasiose bollate tout court come “scemenze” o “fantabioterrorismi”. La soluzione del dubbio che dovrebbe essere affidata a degli “Sherlock Holmes” internazionali è, invece, arrestata da alcuni scienziati intransigenti (non degli investigatori), appartenenti al “Comitato di Salute Pubblica” che non affrontano affatto la situazione, che non ammettono proprio la discussione, sostenendo che il dubbio non esiste. Senza citare il video della rubrica scientifica “Tg3 Leonardo” del 2015 (girato in tempi non sospetti, quindi), relativo alla pericolosità di esperimenti effettuati proprio nel laboratorio di Wuhan (ma guarda che coincidenza), il dubbio sull’origine del virus è così grave che dovrebbe essere consegnato, senza indugio, all’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale dell’Aia. Ciò di cui si parla, infatti, qualora fosse fondato, vedrebbe realizzata la fattispecie del “Crimine contro l’Umanità”!Invece, in Italia, nasce (apparentemente) per iniziativa privata, un’associazione scientifica che si propone di denunciare all’Autorità giudiziaria chi critica la verità scientifica, per violazione dell’articolo 656 del codice penale (Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico). La notizia, in sé e per sé, ci preoccuperebbe assai poco, dato che i denuncianti rischiano in proprio l’incriminazione per calunnia (art. 368 c.p.), se essa non s’inserisse nel contesto generale di cui abbiamo sopra riferito, nel cui mosaico va inserita la tessera di AGCOM (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) che annuncia provvedimenti sanzionatori per chi si pronuncia su materie che soltanto “autorevoli esperti del mondo della scienza e della medicina” possono trattare, quando tutti (compresi i terrapiattisti) hanno diritto di sviluppare e discutere di qualsiasi argomento nella platea di un Popolo che deve essere trattato da adulto e non da imbecille. La notizia falsa, non va repressa, ma contrastata dalla notizia vera. Che dire poi dell’annunciato “scudo penale” per sanitari e amministratori che sono sulla “linea del fronte” della lotta al Coronavirus. Inoltre, in Europa non mancano manifestazioni di involuzione democratica, come in Polonia dove la Magistratura è stata asservita al potere esecutivo o in Ungheria ove, cogliendo l’occasione della pandemia, si rigurgitano pezzi di “zella” di dittatura, che solo il sangue dei martiri aveva sconfitto.Tutti gli elementi oppressivi e irragionevoli, che sono accessori alle disposizioni emergenziali generali di contenimento dell’infezione, e tutto l’atteggiamento adottato (come sopra accennato) da una élite political-scientifica che suggerisce e sostiene “regole” che (proprio come un virus) sono destinate a stabilizzarsi, rappresentano i sintomi fin troppo evidenti di un’infezione preesistente, interna alla Repubblica, che ora emerge come un herpes, sulla pelle dell’Ordinamento democratico e costituzionale italiano.Si deve combattere ora, subito, non dopo, con la discussione e con la diffusione delle notizie, senza paura, e con il ricorso alle Istituzioni nazionali e internazionali.Viterbo, 15 aprile 2020Giancarlo Barra – Segretario Generale della Federazione DIRPUBBLICA – Socio Fondatore del Movimento DEMOS-ITALIA – Presidente Applet (Associazione Privata Per l’Efficienza e la Trasparenza delle pubbliche amministrazioni).
Giancarlo Barra
Quid est veritas?
Giancarlo Barra
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